Tony Karon, Tradotto da Gianluca Bifolchi – Tlaxcala
23 maggio 2007 Vi è qualcosa di leggermente fuorviante nei servizi dei media che regolarmente descrivono la lotta a Gaza come uno scontro tra le forze di Hamas e di Fatah (anche dette, quest’ultime, personale "fedele al Presidente Mahmoud Abbas").Questa caratterizzazione suggerisce in qualche modo che questa catastrofica guerra civile che ha ucciso più di 25 Palestinesi da Domenica è una prova di forza tra Abbas e la leadership di Hamas — il che è semplicemente falso, sebbene questa prova di forza certamente si conforma ai desideri di chi decide la politica mediorientale alla Casa Bianca. Gli armigeri che avrebbero dato il via alla rottura del governo di unità nazionale palestinese e provocato gli ultimi scontri possono anche professarsi fedeli al Presidente Abbas, ma non stanno prendendo ordini da lui. Il leader al quale rispondono è Mohammed Dahlan, il signore della guerra di Gaza che è stato da molto tempo unto da Washington come il suo favorito che giocherà il ruolo di un Pinochet palestinese. E mentre Dahlan è formalmente soggetto ad Abbas, di cui è presumibilmente un Consigliere per la Sicurezza Nazionale, nessuno crede che Dahlan risponda ad Abbas — di fatto, si suggeriva al tempo in cui Abbas nominava Dahlan eslusivamente per le pressioni di Washington, che fosse irritato per la decisione del presidente dell’Autorità Nazionale di arrivare ad un governo di unità con Hamas. Se Dahlan prende ordini da qualcuno, certamente non è da Abbas. Abbas ha da tempo riconosciuto la legittimità e la popolarità di Hamas, e ha fatto suo il principio che nessun processo di pace è possibile a meno che agli Islamisti non sia dato posto nella struttura di potere palestinese che la loro ampia base popolare esige.Egli ha sempre favorito il negoziato e la cooperazione con Hamas — con esasperazione dell’amministrazione Bush, ed anche dei signori della guerra di Fatah il cui potere era minacciato dalla vittoria elettorale di Hamas — e riusciva a cogliere la logica del governo di unità nazionale proposto dai Sauditi anche quando Washington non ci riusciva. In realtà, come gli acuti Robert Malley e Hussein Aghna hanno notato, nulla ha danneggiato la posizione politica di Abbas come gli sconsiderati sforzi di Washington di rafforzarlo nella speranza di indebolire il governo Inutile dire che solo un’amministrazione così in preda alle illusioni sulla propria capacità di rimettere ordine alla realtà politica araba secondo le proprie fantasie — ed anche, francamente, così apertamente sprezzante degli stili di vita Araba e della democrazia araba, e tuttavia così incline agli slogan –come quella attuale ha dato prova di essere, poteva immaginare che i Palestinesi potessero essere messi alla fame e al torchio, e manipolati così da fargli accettare una leadership gradita a Washington. Tuttavia, questo è esattamente ciò che gli USA hanno cercato di fare per tutto il tempo, da quando Hamas ha vinto le ultime elezioni palestinesi, imponendo uno strangolamento finanziario ed economico su una popolazione già alle strette, dando denaro ed armi alle forze sotto il controllo di Ma mentre il misero Abbas è poco più che un riluttante passeggero nella strategia di Washington — e credo che presto farà ritorno alla sua residenza di esiliato in Qatar — Mohammed Dahlan è il suo uomo di punta, il signore della guerra che comanda gli armati e che ha lavorato per innescare uno scontro con Hamas da quando questa ha avuto la temerarietà di umiliare la sua organizzazione alle urne proprio sul terreno di casa. Le ambizioni di Dahlan hanno chiaramente coinciso con i piani tracciati dal capo della politica mediorientale alla Casa Bianca, Elliot Abrams, — un veterano dell’amministrazione Reagan nelle sporche guerre in America centrale — che prevedono di armare ed addestrare i lealisti di Fatah per prepararli a buttare giù il governo a guida Hamas. Se Mahmoud Abbas si è mostrato riluttante ad abbracciare questa politica di scontro promossa dalla Casa Bianca, Dahlan non ha di questi scrupoli. E dal momento che Abbas non ha una sua base politica, dipende interamente da Washington e Dahlan. Vedendo le disastrose implicazioni politiche della politica USA, i Sauditi hanno cercato di fermare il piano Abrams attirando Abbas all’interno di un governo di unità nazionale con Hamas. E come Mark Perry ha spiegato a Conflict Forum in una eccellente analisi, Dahlan era la sola carta nelle mani degli USA da giocare in modo da ostacolare la formazione del nuovo governo. Per quanto il muso lungo mostrato alla Mecca non potesse impedire l’accordo, gli USA sembrano averlo aiutato a reagire assicurando che venisse nominato consigliere per la sicurezza nazionale, una mossa calcolata a provocare Hamas, dato che i sui leader vedono Dahlan come poco più che un torturatore e di fatto una pedina di Israele. Ma sembrerebbe che Dahlan abbia fatto la sua mossa al momento dell’integrazione delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese (attualmente dominate da Fatah) attirandovi dentro combattenti di Hamas e sottoponendo le forze al controllo di un ministro degli interni neutrale. Dahlan, semplicemente, ha rifiutato, ed ha dato il via agli scontri attuali ordinando ai suoi uomini di scendere in strada nello scorso week end senza alcuna autorizzazione del governo del quale si presuma faccia parte. La nuuova provocazione appare coerente con il nuovo piano USA, riferito da Mark Perry e Paul Woodward, che enfatizza l’urgenza di rovesciare il governo di unità nazionale. Essi suggeriscono Essi sottolineano ad esempio che fonti ebraico-americane hanno dichiarato a Forward e Haaretz che Abrams ha recentemente parlato ad Ebrei del partito Repubbicano ed ha chiarito che gli sforzi della Rice erano solo un esercizio simbolico mirante a mostrare agli alleati Arabi che gli USA stavano "facendo qualcosa", ma che il Presidente Bush assicurava che da essi non sarebbe venuto fuori niente, nel senso che ad Israele non sarebbe stato chiesto di fare concessioni. In qualunque Ma l’attuale scontro ha assunto un peso tutto suo, e potrebbe ormai essere al di là della capacità dell Originale da http://tonykaron.com/2007/05/15/palestinian-pinochet-making- Tradotto dall’inglese all’italiano da Gianluca Bifolchi, un membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità lingüística. 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:: Article nr. s6529 sent on 25-may-2007 20:46 ECT